FISCO, DAL NUOVO STUDIO DI SETTORE LE OTTO "ANIME" DELLA FARMACIA
(pubblicato il 15/09/2014)
Nel nuovo studio, sigla WM04U, sono otto i cluster in cui gli esperti
delle Finanze hanno suddiviso le imprese dalla croce verde per ricavarne
una classificazione omogenea, sulla base delle rilevazioni condotte su
un campione di oltre 14mila esercizi: la farmacia rurale, la farmacia
con dispensario, la farmacia ubicata in centro commerciale, la farmacia
forte nella cosmesi-alimentazione-integrazione, la farmacia a vocazione
omeopatico-galenica, la farmacia notturna, la farmacia di grandi
dimensioni e infine la farmacia urbana “media”. Otto fotografie, otto
profili contraddistinti da differenze anche profonde. E talvolta
sorprendenti: si è spesso detto, per esempio, che la farmacia rurale è
per definizione la più “eticodipendente”, ma alla prova dei fatti il
farmaco con obbligo di ricetta pesa sui suoi utili per il 69%, un punto
in meno della farmacia urbana “media”. Anche nella farmacia notturna
l’etico sembra contare meno di quello che ci si aspetterebbe (il 65%,
stesso valore della farmacia di grandi dimensioni) ma il cluster che
dalle ricette prende la quota minore di ricavi è la farmacia
omeopatico-galenica (il 54%: meno ancora della farmacia ubicata in
centro commerciale, che fa il 59%). Le cose invece tornano nell’ordine
che ci si attenderebbe quando il confronto si sposta sul numero degli
addetti: tra i due e i tre per la rurale, cinque per la farmacia ben
posizionata sul parafarmaco, sei per la farmacia notturna e per quella
ubicata in centri commerciali, sette per la farmacia di grandi
dimensioni.
Ma dall’indagine che ha preparato il nuovo studio di settore arrivano
anche indicazioni preziose sullo stato di salute del canale. Che mostra
sì segnali di sofferenza, ma in misura assai minore rispetto al comparto
del commercio tradizionale. Sono meno di 300, infatti, le farmacie che
evidenziano fondamentali economico-finanziari tali da poter essere
considerate a un passo dal default. E disegnarne il ritratto non è
difficile: l’inizio dell’attività è recente e il titolare ha acquistato
la farmacia tra il 2006 e il 2008, quando i prezzi di mercato erano
ancora alti; l’ammortamento dell’avviamento incide in maniera pesante
sul totale degli ammortamenti (in media del 91%); i valori dei beni
strumentali acquistati in locazione finanziaria risultano
particolarmente gravosi; l’incidenza degli oneri passivi sul totale dei
ricavi è di gran lunga superiore alla media, che si ferma all’1,4%.
Nella fotografia scattata dal presidente della Sose, tuttavia, ci sono
ombre ma anche luci. Alcuni dati, per esempio, mostrano che un numero
sempre maggiore di titolari cerca di reagire alla crisi approfittando
degli strumenti che la legislazione d’impresa mette a loro disposizione:
per cominciare, crescono nel tempo le farmacie gestite in forma
societaria rispetto alle imprese individuali, circa mille unità in più
tra il 2007 e il 2012. E si moltiplicano anche le esperienze dei
contratti di rete: «E’ certamente un fenomeno da monitorare» è il parere
finale di Brunello «perché si configura come un modello ideale per la
farmacia in quanto assicura al singolo la dovuta autonomia ma consente
la condivisione delle attività di promozione e sviluppo della farmacia,
in piena flessibilità e con il sostegno dei contributi concessi a
livello regionale».