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PARALLEL TRADE, IPOTESI GIRO DI VITE SU REQUISITI PER ATTIVITA' INGROSSO

(pubblicato il 27/10/2014)

 E’ una delle ipotesi alla quale stava lavorando il tavolo della filiera sulle irreperibilità, prima dello stand-by decretato la settimana scorsa dalle sigle partecipanti a causa dei ricorsi di Adf contro le misure anti-carenze del Ministero.
 
L’idea nasceva dalla constatazione che i requisiti fissati oggi dalla legge per ottenere l’autorizzazione a svolgere l’attività di grossista lasciano ampi margini di discrezionalità ai funzionari incaricati delle ispezioni, con il risultato che tutto dipende dal puntiglio del singolo. Per mettere un freno basterebbe allora dettagliare con maggiore precisione i requisiti e accrescerne la severità, attraverso un provvedimento che potrebbe entrare in vigore anche in tempi ragionevoli se si riuscisse ad agganciarlo al recepimento delle nuove Bpd europee, emanate da Bruxelles per aggiornare la materia alle più recenti direttive (come la 2011/62/Ue sulle contraffazioni).
 
L’ipotesi incontra il pieno favore di Federfarma, che sul tema carenze ha adottato da tempo una politica di “tolleranza zero” nei confronti di chi pratica il parallel trade. Sul percorso della proposta pesano adesso le incertezze determinate dallo stallo in cui è caduto il tavolo della filiera (anche se per ora nessuno ha detto a chiare lettere che l’esperienza è chiusa). Intanto però il sindacato titolari continua a tenere alta la guardia sul fenomeno: conferma la seduta dell’assemblea nazionale di dieci giorni fa (16 ottobre), dove la presidente Annarosa Racca ha invitato «tutti a segnalare i comportamenti scorretti di coloro che contribuiscono ad alimentare il fenomeno delle esportazioni parallele». A ognuno il suo mestiere, ha ricordato la presidente: «i distributori distribuiscano, le farmacie dispensino ai pazienti».