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LIBERALIZZAZIONI, GIANFRATE: PIU' PROBLEMI CHE VANTAGGI

(pubblicato il 29/01/2015)

 Per Gianfrate, in particolare, il dibattito sulle liberalizzazioni dovrebbe ruotare soltanto sui benefici che eventuali interventi al sistema porterebbero alla collettività: accesso al farmaco, qualità del servizio, concorrenzialità dei prezzi, sviluppo e occupazione. Senza dimenticare che già oggi la metà circa del mercato della farmacia (Otc ed extrafarmaco, che valgono circa 13 miliardi su 26) è liberalizzata e contesa da altri canali.
 
«Come la dottrina economica insegna» scrive dunque Gianfrate «l’aumento dei punti vendita e della concorrenza dovrebbero avere effetti benefici sul livello qualitativo del servizio e sui prezzi». Ma nel caso del farmaco c’è di che dubitare. Innanzitutto, spiega il docente, perché la domanda di medicinali è anelastica, quindi se si aumentasse il numero dei punti vendita il mercato non farebbe altro che ridistribuirsi su un numero maggiore di operatori, da cui minori incassi unitari medi, «già ridotti dall’andamento del mercato stesso, deflativo nei ricavi ma inflativo nei costi».
 
Anche sui prezzi un’accresciuta concorrenza darebbe benefici ridotti. Si veda, è l’invito di Gianfrate, l’esperienza degli Otc: le lenzuolate di Bersani hanno ridotto mediamente i listini del 12%-15%, poi però il trend si è arrestato. Perché? Esiste un limite sotto al quale non si può scendere, è la spiegazione dell’economista, «dettato dal livello dei prezzi ex factory dei produttori e dall’assenza di soggetti intermedi economicamente forti come i gruppi d’acquisto del largo consumo, capaci di negoziare grandi volumi e quindi prezzi fortemente ribassati». Tradotto, la filiera è squilibrata e i segmenti della distribuzione non hanno il peso che in altri canali consente al retail di negoziare i prezzi con la produzione.
 
Eventuali liberalizzazioni della fascia C e della Pianta organica, è dunque la conclusione di Gianfrate, non assicurerebbero benefici al consumatore italiano (in termini di prezzi e concorrenza) e in più lo priverebbero di un servizio capillare e di qualità. Molte farmacie, già da diversi anni in sofferenza, sarebbero infatti obbligate «a rivedere ancora al ribasso il proprio conto economico», ridurre i costi - collaboratori in primis – e tagliare gli investimenti. Le farmacie più deboli, infine, «sarebbero costrette a chiudere, col rischio di penalizzare anche l’erogazione dei farmaci del Ssn, in antitesi al principio su cui si fonda la Pianta organica, sorta a garanzia del profilo economico della farmacia affinché assicuri la propria funzione “sanitaria” nel modo adeguato». Proprio quello che avevano detto Corte di giustizia europea e Corte costituzionale.