SANITÀ DIGITALE: UN UNICO DOCUMENTO ELETTRONICO PER TESSERA SANITARIA E CARTA D'IDENTITÀ
(pubblicato il 31/07/2013)
Il punto di partenza è la bozza di dpcm che ministeri dell’Interno e
dell’Economia hanno inviato alle Regioni per i pareri di rito: il
decreto, infatti, getta le fondamenta del «documento digitale
unificato», la tessera formato bancomat che prossimamente dovrà
integrare e sostituire carta d’identità e tessera sanitaria. E’ un
progetto che già da due anni fa mostra di sé nell’Agenda digitale
dell’esecutivo - ne parlarono prima l’ex ministro della Funzione pubblica
Renato Brunetta e poi l’ex premier Mario Monti - ora però il governo
Letta sembra voler accelerare: il dpcm, infatti, detta lo schema di
regolamento della tessera digitale non senza novità di rilievo.
Alcune sono prettamente burocratiche: il nuovo documento, per esempio,
avrà validità decennale e sarà rilasciata dai Comuni a tutti i cittadini
iscritti al Ssn, nonché agli stranieri residenti che hanno diritto
all’assistenza. Inoltre integrerà la tessera sanitaria ma non la Team - la tessera europea di assistenza medica, stampata sul retro delle
attuali carte blu - per la quale quindi andrà realizzato un altro
supporto.
La novità di maggiore interesse per la farmacia invece riguarda il
codice fiscale: sparisce la banda sul retro che nella tessera sanitaria
ne assicurava la registrazione magnetica, rimane il codice a barre che
consente la lettura da parte degli scanner ottici. «Per i farmacisti
quindi nulla dovrebbe cambiare» è il parere di Gianni Petrosillo,
amministratore delegato di Promofarma, la società di servizi di
Federfarma che gestisce le incombenze informatiche legate all’articolo
50 «perché già oggi l’identificazione del paziente avviene con il
“barcode” della tessera». Piuttosto, c’è da capire se il nuovo documento
digitale sarà effettivamente fornito di microchip come prometteva
l’Agenda digitale fino allo scorso autunno. Il dpcm non dà informazioni
al riguardo perché rimanda a un prossimo decreto la definizione delle
sue caratteristiche, ma l’auspicio di Federfarma è che alla fine quel
microchip ci sia. E che alle farmacie ne sia permessa la lettura. «In
quel microprocessore» spiega Petrosillo «non dovrebbero essere
immagazzinati solo i dati anagrafici del possessore, ma probabilmente
anche i dati sanitari. Dovremo fare ogni sforzo per entrare nella
cerchia degli operatori che potranno leggere e caricare dati sulla
tessera». Progetti di pharmaceutical care e programmi di monitoraggio
dei consumi in collaborazione tra medico e farmacista ne verrebbero
fortemente agevolati.